Per ottenere il risarcimento è necessario fare ricorso e i destinatari del risarcimento sono coloro che sono stati supplenti per più di 36 mesi.
In casi specifici, il giudice può stabilire un’indennità compresa tra un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità.
Indennità ai precari, raddoppiano le mensilità: tutte le novità in arrivo
Il decreto legge Salva infrazioni (decreto legge 16 settembre 2024, n. 131) ha introdotto importanti modifiche per quanto riguarda l’indennità spettante ai lavoratori precari in caso di abuso dei contratti a termine. Le principali novità riguardano il raddoppio dell’indennità, la possibilità di indennità superiore e l’abrogazione del terzo comma dell’art. 28 del D.Lgs. n. 81/2015
L’indennità massima è stata aumentata da 12 a 24 mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento. Inoltre il giudice può stabilire un’indennità superiore se il lavoratore dimostra di aver subito un danno maggiore. Per quanto concerne l’abrogazione del terzo comma dell’art. 28 del D.Lgs. n. 81/2015: Questo comma prevedeva la riduzione alla metà dell’indennità massima in presenza di contratti collettivi che prevedano l’assunzione di lavoratori già occupati con contratto a termine.
Inoltre, l’articolo 12 del decreto modifica l’articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, stabilendo che, in caso di abuso nell’utilizzo di una successione di contratti a termine, il giudice può stabilire un’indennità compresa tra un minimo di quattro e un massimo di ventiquattro mensilità.
Marcello Pacifico di Anief ha sottolineato che è necessario ricorrere per ottenere il risarcimento e che i destinatari del risarcimento sono coloro che sono stati supplenti per più di 36 mesi.
Abuso sui contratti a termine: cos’è
L’abuso nell’utilizzo di una successione di contratti a tempo determinato si verifica quando un datore di lavoro utilizza ripetutamente contratti a termine per lo stesso lavoratore, senza giustificato motivo, per evitare di assumere il lavoratore a tempo indeterminato.
Questo comportamento è considerato abusivo perché sfrutta la precarietà del lavoratore, impedendogli di ottenere stabilità lavorativa e i diritti associati a un contratto a tempo indeterminato. In pratica, anziché offrire un contratto stabile, il datore di lavoro continua a rinnovare contratti a termine, spesso con brevi interruzioni tra un contratto e l’altro, per mantenere il lavoratore in una condizione di incertezza e flessibilità forzata. Questo tipo di abuso è regolamentato dalla legge per proteggere i lavoratori e garantire che i contratti a termine siano utilizzati solo quando realmente necessario e non come strumento per eludere le normative sul lavoro.